IN UN RECENTE COMMENTO SUI RESPINGIMENTI DI MIGRANTI, HO CITATO LE PAROLE DEL PRESIDENTE FRANCESE, SECONDO CUI “L’EUROPA NON PUO’ FARSI CARICO DELLA POVERTA’ DEL MONDO”

Come dire: una massa di poveri e diseredati preme ai nostri confini e cerca di superarli, rischiando la vita, per vivere in paesi dove sperano di lavorare e guadagnare quanto consente di vivere dignitosamente. Ma noi non possiamo accoglierli, perché non sono fatti nostri se loro sono poveri. Possiamo accogliere al massimo quelli che fuggono da aree in guerra, o dove i diritti umani sono messi in discussione. Gli altri stiano dove sono, nei loro paesi che la comunità europea definisce “sicuri”. Oppure se si azzardano a cercare di invadere le nostre patrie, saranno respinti indietro alla loro povertà.

La domanda che da alieno mi sono posto è: l’Europa c’entra, o c’è entrata, in qualche modo per alimentare la povertà che ora non vuole accogliere?

Rileggendo la storia economica di dei paesi africani, si trovano dati impressionanti.

Anzitutto cito la definizione di colonialismo che trovo su Wikipedia: “espansione di uno Stato su altri territori spesso lontani al fine di creare delle colonie, spesso per sfruttarne le risorse naturali, come minerali, gas, acqua, petrolio e terreni coltivabili, e umanitarie, come la forza lavoro, e per espandere il proprio dominio politico ed economico.”

E questo sfruttamento di risorse non fu cosa da poco.

Ci limitiamo solo all’Africa da cui parte la maggioranza dei poveri che partono per mare per raggiungere i confini europei.  In Africa la Francia colonizzò il Marocco, l’Algeria, tutta l’Africa occidentale sahariana, la Mauritania, la Costa d’Avorio, il Senegal, il Madagascar. Gli inglesi il Botswana, la Rhodesia, l’Uganda, il Kenya, l’Egitto, il Sudan, la Nigeria, la Costa d’Oro, la Sierra Leone. In Transvaal e Sudafrica ottennero il diritto di sfruttamento delle miniere d’oro e di diamanti. La Germania prese il Camerun, la Namibia, il Togo e la Tanzania. Gli italiani si accontentarono di Libia, Somalia, Eritrea ed Etiopia pur di avere anche loro un “posto al sole”.

Colonialismo europeo in Africa

Le potenze europee lottavano per accaparrarsi le colonie e i “protettorati” migliori, per accordarsi poi sulle spartizioni. Ad esempio il Congo andò una parte al Belgio e una alla Francia. Alla conferenza di Berlino voluta da Bismark nel 1885 per regolamentare la spartizione, parteciparono ben 12 stati europei, oltre l’impero ottomano e gli Stati Uniti. Anche portoghesi e spagnoli ebbero qualcosa da “proteggere”. Il termine “protettorato” che alcuni preferivano a colonialismo, ricorda le “protezioni” mafiose fondate sul pagamento di un pizzo per essere lasciati tranquilli.

Insomma, c’era spazio per tutti per accaparrarsi le ricchezze delle terre africane, specialmente di materie prime che servivano alle loro industrie. Agli africani restava ben poco, le loro economie furono dissestate e anche le culture e i modi di vivere sconvolti.

La “spartizione dell’Africa” sarebbe poi diventata causa di liti tra le stesse potenze coloniali. Provocò anche rivolte anticolonialiste, che portarono poco a poco all’indipendenza degli stati africani. Però intanto il danno economico era fatto. E anche quello politico: molti nuovi stati hanno finito con l’avere governi antidemocratici che impoverirono ulteriormente le popolazioni.

Questo avveniva in tutto il mondo, con gli stessi deleteri risultati. In Africa il colonialismo pose le premesse per la creazione di quella grande massa di poveri che adesso vorrebbero essere accolti e aiutati dagli antichi colonizzatori.

Ma questi dicono che anziché aiutare loro è meglio finanziare i governi pensando che così penseranno loro  a migliorare le loro condizioni di vita.

E’ un’illusione irragionevole, perché da anni questi finanziamenti arricchiscono solo i gruppi di potere, non i popoli che essi opprimono.

Oppure è un alibi consapevole, per pulirsi la coscienza dal rifiuto di accogliere i poveri che bussano alla loro porta?