HA FATTO NOTIZIA LO SCIOPERO DEL CINEMA DI HOLLYWOOD. OLTRE 160MILA ISCRITTI AL SINDACATO, COMPRESI ATTORI FAMOSI E TANTI SCENEGGIATORI, HANNO BLOCCATO LA PRODUZIONE DI FILM MOLTO ATTESI, SERIE TELEVISIVE, PREMI CINEMATOGRAFICI.
Il vostro mondo è perplesso di fronte a questo inconsueto e inatteso sciopero, che rischia di privare tanti appassionati di uno degli svaghi più diffusi.
Qual è la causa dello sciopero? L’uso (o abuso) delle nuove tecniche di Intelligenza artificiale. Fino a poco tempo fa nessuno a Hollywood pensava ai rischi dell’artificiale. Eppure già era in uso da tempo per gli effetti speciali delle produzioni e per mescolare reale e virtuale nelle scene cinematografiche.
Ricordiamo il film “Chi ha incastrato Roger Rabbitt?” che già 35 anni fa mescolava insieme personaggi reali e fittizi. E i più recenti avatar che riproducono gli attori catturandone mediante scansione atteggiamenti e movimenti.
Oggi la continua sofisticazione di queste tecnologie costituisce una minaccia per la sopravvivenza di intere categorie, soprattutto degli attori “secondari” che rischiano di essere sostituiti dalla propria immagine scansionata una volta per tutte e poi riprodotta all’infinito.
Il capo del sindacato degli artisti sintetizza così la proposta dei produttori: “Hanno proposto la possibilità di scannerizzare gli attori non principali e pagarli per un giorno di lavoro, dopo di che le aziende proprietarie di quella scansione e della loro immagine possano usarla per tutto il tempo che vogliono su qualsiasi progetto, senza consenso e senza compenso”.
In realtà lo stesso avviene per i contratti di diffusione delle immagini in tanti altri ambiti: interviste, trasmissioni televisive, ma anche corsi di formazione e congressi. La liberatoria che viene firmata prima di questi eventi, sia o no retribuita, autorizza a diffondere e replicare la registrazione per lungo tempo, o addirittura senza termine.
Anche altre categorie di lavoratori del cinema e della televisione sono i allarme. Sistemi di scrittura informatizzata come chatGBT possono comporre automaticamente i testi delle fiction togliendo il lavoro agli sceneggiatori.
Insomma l’intelligenza artificiale sta riproducendo anche nel mondo del cinema i rischi dell’introduzione delle tecnologie che, da sempre, nella vita sociale del vostro mondo, ha penalizzato certe categorie.
L’introduzione delle macchine a vapore ha mandato in pensione carrozze e cavalli (e chi le guidava). L’automazione di molte operazioni produttive ha eliminato l’uso di operai che facevano quei lavori. L’introduzione dei mezzi di comunicazione senza fili ha rivoluzionato i sistemi precedenti.
Per restare nell’ambito cinematografico, l’invenzione del sonoro mandò i crisi attori e lavoratori abituati al cinema muto.
Però, mentre le innovazioni hanno cancellato intere categorie di lavoratori, ne hanno create altre: gli autisti di bus e taxi a posto dei cocchieri. I controllori delle operazioni produttive automatizzate anziché gli operai che le eseguivano ripetitivamente. Gli esperti in operazioni bancarie e finanziarie in telematica rimpiazzano gli impiegati agli sportelli che ormai pochi frequentano.
Adesso il problema del vostro mondo non è cercare di bloccare l’inevitabile progresso tecnologico, riproducendo vecchie forme di “luddismo”, il movimento che durante la rivoluzione industriale lottava contro l’introduzione di nuove macchine ritenute fonte di disoccupazione per i lavoratori.
La soluzione sta piuttosto nel riconvertire – nei limiti del possibile, e senza creare traumi – certe categorie di lavoratori in altre che adesso vengono richieste. E soprattutto preparare i giovani ancora in formazione per le professioni che si prospettano in crescita per il futuro. Quello che (brutalmente) viene definito “mercato del lavoro”, in continuo cambiamento, va monitorato e collegato col sistema di formazione. Ma non in stretta dipendenza come qualcuno vorrebbe, anche perché fra l’inizio della formazione professionale al suo compimento quella professione sarà già cambiata…
Serve cambiare la mentalità dei lavoratori attuali e di quelli che si preparano ad esserlo. Servono pratiche di “orientamento” o ri-orientamento che rendano la persona in formazione flessibile e capace di ristrutturare le proprie scelte commisurandole attivamente a ciò che il mondo sempre più tecnologico richiede, e che al tempo stesso soddisfa i propri bisogni.
Solo così si eviterà di dover scioperare per il rischio di perdere un lavoro al posto del quale nessuna praticabile alternativa viene offerta: che è un modo davvero dis-umano di intendere sia il lavoro sia le tecnologie.
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