LE CRONACHE OFFRONO SPESSO NOTIZIE INVEROSIMILI (EPPURE VERE), E ALTRE CHE SEMBRANO USCITE DA UN ROMANZO GIALLO (MA VERE ANCHE QUELLE).

Un caldo giorno di agosto la mente surriscaldata di un tale, da tempo in lite con un vicino di casa, escogita un piano per sopprimere l’oggetto del suo odio. Mentre il vicino è fuori casa per fare la spesa, trapana il muro che separa i due appartamenti, e dal buco fa passare un tubo collegato ad una bombola di gas. Apre il gas in modo che al rientro il vicino muoia asfissiato.

Un modo originale per far fuori il nemico, che (a mia memoria) non si trova in nessun romanzo giallo. Agata Christie o Camilleri non avrebbero potuto pensare di mettere in mente ad un loro personaggio una simile modalità. Per cui né Poirot né Montalbano (e tanto meno Sherlock Holmes, pure abituato a delitti ingegnosi e inusuali) avrebbero incontrato un simile genio del male.

In effetti, tanto geniale l’omicida non è stato. La potenziale vittima ha sentito il forte odore del gas fin da fuori la porta di casa, per cui ha evitato di entrare. La polizia subito chiamata ha scoperto facilmente l’origine e quindi l’autore del tentativo, con la bombola del gas ancora aperta, arrestandolo in flagranza di reato.

Questa strana e quasi incredibile storia dimostra che anche per diventare efficaci criminali ci vuole una buona intelligenza, che invece manca a molti dilettanti del crimine.  È difficile fare del male e riuscirci bene, come tanti criminali di intelligenza superiore hanno dimostrato, nei gialli e nella realtà.

La storia dell’improvvisato “omicida del buco” dimostra pure come l’odio acceca la ragione e fa commettere atti inverosimili e illogici. Atti che a volte falliscono miseramente (come in questo caso), in altri casi fanno comunque del danno, magari diverso da quello programmato. E provocano conseguenze negative, anche mortali, allo stesso autore del reato.

L’invadenza dell’emotività sulla ragione è talmente forte ed evidente che in molti casi l’imputato in tribunale è considerato totalmente o parzialmente “incapace di intendere e volere”. Formula giuridica secondo cui il reo non era in grado di capire quello che faceva, o non poteva frenarsi dal farlo. Ovviamente questo va comprovato da una diagnosi psichiatrica che confermi la gravità e pervasività del deficit cognitivo o del disturbo mentale. Senza questa conferma la riduzione della capacità può portare a delle attenuanti ma non eliminare la responsabilità sul piano penale.

Altra cosa è la pericolosità dell’autore del crimine, che proprio perché insano di mente è a rischio di recidiva. Per cui magari non va punito col carcere ma va curato, se necessario in modo obbligatorio: un tempo si arrivava fino all’internamento in manicomio giudiziario, che era peggio della detenzione in carcere…

Non so se il tentato “omicida del buco” sarà dichiarato seminfermo di mente: saranno i periti e i giudici a determinarlo. Certamente è pericoloso, e va fermata la sua stupida manìa di vendetta. Lo stesso dovrebbe avvenire per tanti altri reati, per esempio di abuso sessuale o stalking, in cui l’intelligenza è ottenebrata dall’emotività (quando non è già di per sé limitata). E bisogna prevenire con mezzi appropriati che la persona diventi pericolosa per la vittima e per l’intera società.