I GIOCHI OLIMPICI CUI STIAMO ASSISTENDO IN QUESTO PERIODO, E LO SPIRITO CHE LI ANIMA, MI AFFASCINANO MOLTO. E LI SEGUO CON GRANDE INTERESSE, COME FA GRAN PARTE DEL VOSTRO MONDO.

Nel pianeta da cui provengo non ci sono giochi del genere. Si fanno al massimo gare di velocità fra astronavi interstellari. Ma le competizioni sono poco stimolanti perché tutto da noi è pre-programmato, anche le capacità come velocità, forza, resistenza, precisione, essenziali negli sport. E non esistono in noi alieni spinte motivazionali, perseverazione, sacrificio negli allenamenti, ansia da prestazione, spirito di gruppo negli sport di squadra. Insomma tutto quello che da voi caratterizza lo sport, anche se a livelli diversi. Tra i terrestri che praticano sport, alcuni lo fanno a livello “amatoriale”, altri invece “agonistico” o addirittura “professionistico” guadagnandoci sopra tantissimo. Nel nostro pianeta non esistono gli allenatori e i “mental coach”. Al più tecnici di programmazione che regolano le capacità dei diversi alieni, che poi le usano in automatico per primeggiare ma senza merito personale.

Insomma nel nostro pianeta non c’è lo spirito che caratterizza i vostri sport, ed è una delle poche cose per cui vi invidiamo. Ma non abbiamo di conseguenza neppure il doping, che dello sport è una disfunzione inventata per aumentare illecitamente le capacità. E questo certamente non lo invidiamo.

Mi appassiona vedere che nei giochi olimpici ci sono le discipline più varie, alcune delle quali sconosciute ai più come il taekwondo e il curling. Ma ci sono anche discipline come lo skateboard e il beach volley che a vederle praticare dai ragazzi sulle spiagge (o da austeri anziani signori come nel caso del golf) non si penserebbe che siano sport da premiare con medaglie olimpiche. E mi piace vedere le reazioni meravigliate eppure entusiaste alla vittoria di uno sconosciuto atleta in uno sport altrettanto sconosciuto. E vedere il tifo appassionato di persone che non sono andate mai al di là di una partitella di calcio a cinque con gli amici, e che sono solite entusiasmarsi per il giro d’Italia, il campionato di calcio o il mondiale di boxe… dove gli atleti guadagnano in una gara più dello stipendio annuo di chi gareggia solo per diletto.

I giochi olimpici, a differenza dei campionati nazionali continentali o mondiali, sono interessanti perché gli atleti devono essere “dilettanti” e non professionisti. Anche se su questa distinzione ci sono tanti dubbi e punti oscuri. Pensate che ai primi giochi olimpici moderni un maratoneta italiano, arrivato ad Atene a piedi in 28 giorni, fu escluso come “professionista” perché in precedenza aveva ricevuto un premio in denaro per una gara vinta.

Era lo spirito del promotore delle olimpiadi moderne, il barone francese De Coubertin il quale aveva proclamato che alle Olimpiadi l’importante non è vincere ma partecipare (però ogni sportivo pensa che partecipare è importante, ma vincere è meglio). E aveva imposto che tutti i partecipanti devono essere veri dilettanti. Certo, c’è ancor oggi l’artigiano che si diletta nel tiro con l’arco, il boscaiolo che corre come una gazzella, e la mamma di famiglia che stupisce con le sue evoluzioni alla canoa o nei tuffi.

Ma per eludere la regola del dilettantismo vengono messi in atto tanti escamotage, per esempio arruolare l’atleta nell’esercito o in altre armi per consentirgli di allenarsi con la garanzia di un adeguato sostentamento. Comunque, niente a che vedere con gli ingaggi stratosferici di un campione di calcio o di pallacanestro, che guadagnano tantissimo anche se perdono.

Il proclama di De Coubertin alle prime olimpiadi moderne (Atene, 1896)

L’altro aspetto che mi appassiona delle Olimpiadi terrestri è la loro funzione sociale. Sono ammessi atleti di qualunque nazione, senza distinzioni di importanza economica o politica. E nel medagliere olimpico si trovano nazioni come Kosovo, Bermuda, Turkmenistan, Isole Figi, che partecipano all’avventura sportiva alla pari dei grandi della Terra.

Sono ammesse anche… le donne! Fatto non scontato, se è vero che alla prima olimpiade moderna De Coubertin non le ammise, con la scusa che nei tempi antichi non potevano partecipare (strano spirito di Olimpia, che escludeva le donne alla pari di schiavi e assassini…)

Ma il fatto sociale più importante è che l’Olimpiade riunisce paesi di tutto il mondo, con una tale regolarità che gli antichi addirittura contavano gli anni in base agli intervalli tra un gioco e l’altro. E sospendevano le guerre, con cinque giorni di “tregua olimpica”. Adesso non è più così, anzi sono le guerre mondiali (o anche la pandemia) a sospendere i giochi. Ma, tranne qualche eccezione di boicottaggi politici resta la possibilità che gareggino assieme atleti che rappresentano popoli in lotta tra loro. Un etologo, Konrad Lorenz, citava proprio le competizioni sportive agonistiche come mezzo per scaricare in modo positivo l’aggressività in sostituzione di ostilità più gravi e sanguinose.

È un bell’esempio, anche per noi alieni, sentire nel solenne giuramento olimpico che gli atleti di tutte le nazioni si impegnano a partecipare alle gare “rispettando le regole e lo spirito del fair play, e a praticare lo sport senza doping e imbrogli”. Se un analogo giuramento si applicasse alle partite economiche e politiche che le nazioni giocano su altri tavoli, il mondo andrebbe certamente meglio.