I MIEI SUPERIORI MI HANNO CHIESTO DI STUDIARE NEL VOSTRO PIANETA NON SOLO LA RAZZA UMANA, MA ANCHE LE ALTRE SPECIE CHE VOI CHIAMATE ‘INFERIORI’, DI CUI SI OCCUPA UNA SCIENZA CHIAMATA ETOLOGIA.
Questa scienza ci dice tanto sull’intelligenza e le capacità relazionali e sociali degli animali.
Sappiamo delle tante specie che costruiscono vere e proprie società, e funzionano in modo efficiente ed adattivo, invidiabile dalle società umane.
Le api comunicano mediante la danza. I camaleonti (e tanti altri) si mimetizzano perfettamente col contesto. Chi non si può mimetizzare emette odori che scoraggiano i predatori. Termìti e pinguini, scoiattoli e conigli, babbuini ed elefanti hanno organizzazioni sociali gerarchiche più o meno aperte ma ben funzionanti senza bisogno di polizia, tribunali e prigioni.
Tante sono le forme di intelligenza animale, alcune davvero eccezionali.
Sappiamo delle capacità intellettive dei delfini, ma anche dei corvi e dei pappagalli. Oltre gli elefanti, anche i maiali hanno una buona memoria. I polpi sono capaci di trovare la strada giusta nei labirinti.
Ho scoperto che lo scaritino, un coleottero in apparenza insignificante, ha un sistema di orientamento astronomico efficiente quanto un moderno navigatore satellitare. Se cade o è gettato in acqua riesce a tornare velocemente a riva per la via più breve, prendendo a riferimento la posizione del sole, o della luna, o in mancanza degli astri, del campo magnetico terrestre.
Ci sono uccelli capaci di percorrere migliaia di chilometri per trovare climi più favorevoli, ma anche di tornare indietro per riprodursi nella loro patria. Senza mai sbagliare strada.
Le forme di corteggiamento in certe specie animali sono sorprendenti, e tanti dei nostri giovani avrebbero da imparare da esse.
Altri animali manifestano verso il partner una fedeltà che non necessita di norme; quasi tutti curano i piccoli in modo esemplare, senza bisogno di assistenti sociali e tribunali per i minorenni.
Alcuni addirittura compensano le proprie imperfezioni prendendosi cura di altri simili. Ho letto di recente: “Gatto con le orecchie piatte rifiutato dalla colonia è diventato un perfetto papà adottivo”
La fedeltà degli animali verso chi si prende cura di loro è ben nota a bambini e anziani, che li scelgono spesso come compagni di vita. Si raccontano episodi che sembrano incredibili: “Muore il proprietario, il cane Fulmine scompare e lo ritrovano davanti alla tomba dell’uomo”
Questo episodio di fedeltà ricorda quello, più famoso, del cane giapponese Hachikō. Dopo la morte improvvisa del padrone andò ogni giorno, per anni e anni, ad aspettarlo alla stazione da dove era solito partire e tornare. Proprio in quel luogo gli è stata dedicata una statua, e viene ricordato ogni anno con una cerimonia.
Certo non mancano negli animali forme di aggressività e violenza, ma istintivamente programmate per la difesa o il bisogno di cibo, cioè per la sopravvivenza propria o della specie. Anche tra gli animali esiste il mobbing, ma per difendere il gruppo da un individuo pericoloso. Lupi, orsi, gatti, sono predatori, ma senza cattiveria. Le scimmie diventano cattive quando sono prigioniere in uno zoo. “Fra tutti i mammiferi, l’uomo è l’unico sadico e assassino su larga scala” diceva Erich Fromm, dimostrando con prove scientifiche che la distruttività gli umani non la ereditano dagli animali. Solo gli umani usano violenza e crudeltà fine a se stessa, forse perché si credono una razza superiore, e pensano di dimostrarlo così.
Certi animali possono manifestare forme di patologia. Pavlov e altri scienziati hanno parlato di nevrosi o psicosi che possono essere indotte sperimentalmente in cani e topi. Ma sono gli umani a catalogare le patologie in base a quelle che si verificano nella propria specie.
E sono gli umani che quando scrivono fiabe o romanzi che hanno animali per protagonisti attribuiscono loro tratti di personalità tipicamente umani, compresi quelli patologici o devianti. Basta leggere le favole di Esopo, Fedro o La Fontaine, o la “fattoria degli animali” di Orwell per averne esempi a volte divertenti, a volte angoscianti.
Sono gli umani a usare gli animali come cavie perle loro ricerche, anche se altri umani si oppongono strenuamente, e vorrebbero mettere al bando almeno gli esperimenti che provocano sofferenze e danni fisici.
Ma anche quando sono trattati come cavie gli animali dimostrano di cosa sono capaci: sugli scimpanzè furono studiate forme di intelligenza intuitiva adatte a risolvere i problemi in modo creativo.
Il libro di Frans de Waal si chiede “Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?” perché valutiamo gli animali con i criteri umani, inadeguati a capirli.
Ma se gli umani non sanno capire gli animali, sanno però approfittare delle loro capacità di imparare a fare le cose più strane. C’è chi li addestra per gareggiare in corse o gare di abilità, e ci scommette sopra. Le capacità di apprendimento di cavalli ed elefanti vengono sfruttate per farli esibire nei circhi, dove impressionano bambini e adulti con la loro bravura. Ma sono addestrati anche come collaboratori involontari alle imprese di guerra. Lo sapeva bene Annibale, e anche quel re, citato da Shakespeare, che avrebbe dato il suo regno per un cavallo che lo portasse in salvo.
Studiare gli animali è davvero affascinante, è un mondo che non finisce mai di stupire.
Stupiscono i modelli di società animali ben organizzate e funzionali, esemplari quelle di api e formiche.
Stupisce inoltre constatare che gli animali, come ricordava l’etologo Hughes, trovano il benessere nell’equilibrio che consente loro di essere in armonia con l’ambiente in cui vivono.
Mi spiace dover riferire al mio pianeta alieno che forse la specie che ha società male organizzate, distrugge l’ambiente, ed è pericolosa per gli animali ma anche per i propri simili, è quella umana…
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