UN SIGNORE DI 56 ANNI, SPOSATO CON DUE FIGLI, PER LA AZIENDA SANITARIA LOCALE CHE DOVREBBE ASSISTERLO RISULTA MORTO DA 8 MESI. INVECE È VIVO, PUR AVENDO BISOGNO DI CURE, CHE NON POSSONO ESSERGLI PRESTATE COME HA DIRITTO, PERCHÉ I COMPUTER DELL’ASL NON LO RICONOSCONO PIÙ COME … VIVENTE.

La moglie esasperata ha sporto denuncia, dopo che un solerte burocrate le aveva detto che, pur ammettendo che il marito fosse davvero vivo, non si poteva “regolarizzare la sua posizione” finché  il sistema informatico lo faceva risultare come “ufficialmente morto”.

Ecco come la burocrazia riesce ad andare oltre ogni fantasia letteraria di kafkiana o pirandelliana memoria.

Situazioni surreali come questa vengono attribuite a sistemi informatici che ormai sembrano poter andare anche contro la realtà. Come se questi sistemi avessero una vita propria e non fossero indotti in errore da umani burocrati che sbagliano ad imputare i dati.

Non è l’unico caso che le cronache ci riportano. Succede anche il contrario: morti da tempo risultano ancora titolari di pensione e del diritto di voto (e magari qualcuno ne approfitta…). I contribuenti vengono perseguitati da cartelle esattoriali “pazze”  (o sbagliate?). Studenti vengono cancellati dall’iscrizione all’Università senza che ne sappiano nulla.  Esempi di sistemi burocratici che dovrebbero essere razionali (spesso vengono definiti “smart”!) mentre rispecchiano la stupidità di chi li programma o di chi li usa.

Il filosofo Edgar Morin ha scritto a proposito della razionalità e della sua burocratizzazione: “la razionalizzazione è uniformizzante, è chiusa, mette recinti, effettua manipolazioni… nel regno raggelato della tecnica si manifesta in separazioni, irrigidimenti, manipolazioni, burocratizzazioni, regni del calcolo e della gestione”.

La razionalità si traduce quasi sempre in burocrazia, che è lo strumento degli ‘uffici’ che presiedono alle principali operazioni della vita quotidiana. E la burocrazia è fatta di impiegati, di capi e sotto-capi, ciascuno con una sua piccola o grande parte di potere: il potere di dire al popolo quello che deve fare per ottenere qualcosa che magari è un diritto, ma che si deve guadagnare obbedendo a regole tradotte in moduli da riempire con firme e timbri.

Tutti gli umani sanno bene quali estenuanti pratiche burocratiche ci vogliono per iscrivere un bambino a scuola o immatricolarsi all’università, per sposarsi, per separarsi o divorziare, per riparare una casa o aggiungervi una veranda, per ricoverare un malato o usufruire delle cure indispensabili, per ottenere la pensione o l’assistenza di un parente invalido, persino per seppellire una persona defunta.

Il percorso burocratico, con passaggi di cui non sempre è facile capire lo scopo e il senso, è corredato quasi sempre da tasse da pagare (che sia questo il vero scopo di tutto?)

Sicuramente le regole sono necessarie, ma non possono diventare l’essenza e l’ossessione della vita sociale, condannando tutti a passare parte della propria esistenza girovagando per uffici diversi, facendo lunghe file, scontrandosi con impiegati burberi e saccenti, compilando moduli astrusi. Oppure compilare questa astrusa modulistica collegandosi a siti complicati e con username, password, firme elettroniche, e altre diavolerie che confondono e irritano la maggior parte degli utenti, specie quelli più anziani e meno avvezzi a questi sistemi.

Tanto è complicato lottare con la burocrazia, sia in presenza che a distanza, che si moltiplicano e prosperano le ‘agenzie per il disbrigo pratiche’. Agenzie che fanno, a pagamento, quanto i burocrati stessi – già pagati dallo stato – potrebbero e dovrebbero fare per aiutare il cittadino anziché tartassarlo.

La burocrazia ha anche il suo lato ridicolo e risibile, spesso infatti sfocia in enunciazioni assurde che fanno sorridere.

Comincia ad essere evidente che questa situazione diventa insostenibile, e si cercano dei rimedi, però affidati… agli stessi burocrati! Qualche paese si inventa persino un “Ministero per le semplificazioni”,  cosa che ha fatto molto sorridere i miei capi nel mio pianeta. Dovrebbe contrastare la complicazione delle cose semplici, ma instaura una burocrazia ulteriore a quella già esistente!

La cosa più intelligente sarebbe mettere a punto norme che riducano al minimo essenziale le procedure, e convertirle ove possibile a distanza, con sistemi davvero intelligenti e una guida intelligente che aiuta passo dopo passo. Una guida umana o anche virtuale, visto che il virtuale – purché ben programmato e ben usato – può risultare più abile e disponibile di molti degli umani, e certamente della maggior parte dei burocrati.

Conclude Morin: “Bisogna sburocratizzare, collegare le istituzioni, eliminare la falsa razionalità tecnica e gestionale che occulta, in tutti gli aspetti della vita umana, quel che non può essere calcolato né manipolato: la sofferenza, la felicità, la gioia, l’amore”.

Delirio di un sognatore cronico? O progetto per un futuro migliore del vostro pianeta, dove nessuna burocrazia potrà esigere cartelle esattoriali ‘pazze’, o considerare morto chi invece è vivo?