STA FACENDO MOLTO DISCUTERE L’APP ‘IMMUNI’ CHE, SCARICATA SULLO SMARTPHON, DOVREBBE CONTROLLARE I CONTATTI TRA LE PERSONE. LO SCOPO E’ TRACCIARE CHI UTILIZZA QUESTO STRUMENTO E INDIVIDUARE I CONTATTI A RISCHIO DI CONTAGIO. POTRA’ ESSERE SCARICATO E USATO SOLO VOLONTARIAMENTE, NON CONTROLLA I MOVIMENTI MA SOLO GLI INCONTRI TRA LE PERSONE. MA TANTA GENTE NON SI FIDA.

Dopo lo scandalo per l’uso fraudolento di dati presi abusivamente dai profili del social media e venduti per motivi commerciali e pubblicitari, o addirittura politici, molti temono di poter essere controllati nelle proprie azioni. Come se non lo fossero già: i superpotenti motori di ricerca e i social invasivi e pervasivi sanno di voi e possono dire tanto della vostra vita senza bisogno di ulteriori app

E anche senza arrivare a livelli profondi e nascosti, tipici del ‘grande fratello’ del web, i mezzi informatici per controllare le persone sono diffusissimi. Ci sono molti modi per monitorare le attività di chi utilizza pc o smartphone.

Gli obiettivi sono apparentemente preventivi: permettono ai genitori di proteggere i figli dai pericoli dei social (cyber-bullismo, adescamenti e reati sessuali). Ma servono anche per sapere in ogni momento dove si trovano. La fiducia tra genitori e figli, da sempre considerata fondamentale mezzo educativo essenziale, diventa un continuo conflitto tra guardia e ladri, e non è detto che siano sempre le guardie ad avere la meglio, se la controparte è abile e col sostegno dei coetanei trova mille modi per resistere contro le invasioni degli spazi intimi da parte di chi vuole controllarli.

Lo ‘spionaggio’ non si limita al controllo dei genitori sui figli. Ci sono app che consentono al partner geloso di controllare la vita di chi gli sta accanto, o all’azienda di sorvegliare costantemente i lavoratori. Applicazioni-spia permettono di accedere ai contenuti del cellulare di un’altra persona: messaggi, foto, cronologia delle ricerche sul browser. Dicono cosa fanno altre persone sui social media, a loro insaputa, le seguono momento per momento, scoprono chi contattano: senza bisogno della nuova app ‘immuni’ che fa tanta paura.

Magari queste applicazioni chiedono un consenso iniziale a scaricarle; ma il consenso può essere estorto con l’inganno (approfittando dello strumento incustodito), con motivazioni razionali o affettive: “se hai bisogno so dove venire ad aiutarti” … “se non accetti di farti localizzare vuol dire che non mi vuoi bene”. Il consenso può essere mascherato o indotto con mezzi ricattatori dal datore di lavoro, e accettato dal dipendente per mantenere il lavoro.

Nel vostro mondo sempre più insicuro e sospettoso, anziché vivere la propria vita, si spia quella degli altri. Anziché godere dei rapporti affettivi, ci si improvvisa detective privati per controllare chi si ama. Anziché assicurare i diritti dei lavoratori, si cerca di controllarli per assicurare che non sgarrino dalle loro mansioni.

Altro che l’app che, per evitare il contagio, scopre chi si è incontrato e se questo era a rischio…  Come al solito, le emergenze fanno … emergere problemi antichi ma trascurati, indirizzandoli però su risposte non ben mirate. Il mio consiglio – da alieno – è di considerare i problemi ad di là dell’occasione contingente che li ha fatti emergere.