TUTTO IL VOSTRO MONDO IN QUESTO PERIODO È PERVASO DAL PANICO PER IL ‘CORONA VIRUS’, ORIGINARIO DALLA CINA MA GIA’ DIFFUSO IN ALTRI PARTI DELLA TERRA.
Non voglio certo sottovalutare un pericolo che è reale, e grave. E certamente terrà il mondo in ansia per parecchio tempo.
Però dalla giusta preoccupazione per il pericoloso virus si sta passando al virus del panico irrazionale. C’è chi soffre a portare in permanenza le mascherine come a Carnevale, chi spruzza ovunque disinfettanti – ignorando che i virus sono diversi dai batteri, chi cerca di rifugiarsi in luoghi isolati dove il virus non può arrivare… E, considerando ogni cinese portatore del virus, si cambia strada se si incontra qualcuno con gli occhi a mandorla, si disertano i ristoranti cinesi e persino tutti i negozi asiatici (non si sa mai!).
La paura è del contagio, e di chi può portarlo: umani, oggetti, cibi e quant’altro la fantasia può immaginare. E il contagio non è solo fisico, ma anche economico, bloccando viaggi, commerci e turismo. Ed è soprattutto psicologico: c’è chi fa scendere dall’autobus una ragazza cinese (che sta meglio degli altri passeggeri) o vorrebbe isolare adulti e bambini che magari in Cina non sono stati da anni… La paura dei virus, stimolata dal tam tam irrazionale dei mezzi di comunicazione, stimola a sua volta le parti meno razionali della mente umana.
Nella storia del vostro mondo non sono mancati i contagi che hanno provocato disastrose epidemie diffuse velocemente da una regione all’altra (oggi nell’epoca della globalizzazione sono chiamate ‘pandemie’). Secoli addietro i soldati che andavano in giro per ammazzare la gente con le armi lo facevano anche diffondendo la peste e altre forme di sterminio di massa, e sterminandosi così anche loro.
Ci sono virus di tanti tipi, come quelli della comune influenza, o delle varie forme di herpes, che pur essendo pericolosi fanno meno paura. Ce ne sono alcuni particolarmente cattivi, che giustificano l’origine del nome derivato dal latino (‘veleno’) facendo migliaia di vittime. Hanno nomi strani come Aids, Ebola, Aviario, Sars, adesso se ne è diffuso uno col nome regale ‘Corona’, e questi provocano epidemie micidiali come la peste e del colera (che non sono virali ma batteriche ed enormi danni li fanno comunque).
Le epidemie, e la paura di esse, portano non solo ad una irrazionale paura di chiunque si presume possa, suo malgrado, trasmettere il contagio. Producono anche la ‘caccia agli untori’, che sarebbero quelli che lo diffondono volontariamente, per scopi reconditi ma comunque maligni. Facile è stato nei secoli considerarli bersaglio come causa di tutti i mali e scaricare su di essi la paura collettiva: la manzoniana “Storia della colonna infame” ne riporta esempi drammatici, gli spagnoli promettevano ricompense a chi scovava gli untori (o presunti tali) che ungevano le porte o i vestiti, per processarli e giustiziarli come diabolici nemici dell’umanità.
Spaventosi romanzi e film ci raccontano che virus e batteri possono essere usati come armi biologiche per infettare i nemici o per compiere atti terroristici. Ma ci sono anche conferme storiche: anticamente le vittime della peste venivano catapultate all’interno di città sotto assedio per diffondere il contagio, nella seconda guerra mondiale i giapponesi allevavano e diffondevano tra i nemici pulci portatrici di peste.
Ma le epidemie possono diventare anche armi ‘sociali’ creando allarmi che assorbono le paure della gente distogliendo l’attenzione da altri gravi problemi. Giornali e televisioni sono invasi da notizie, commenti, altre notizie e altri commenti su dove è arrivato il virus e ipotesi su dove può arrivare, e che cosa fare per non beccarlo, da chi e da che cosa guardarsi, e non mancano news ‘rassicuranti’ come quella che il vecchietto che si temeva infettato è morto ‘solo’ di una ‘normale’ influenza… Certo, difendersi da una minacciosa epidemia come questa è importante e doveroso, ma il diluvio di informazioni che inonda il vostro mondo nelle emergenze finirà con l’oscurare e lasciare in secondo piano altri pericoli come l’inquinamento che non è più una emergenza ma vittime ne fa più del peggiore virus nella sua massima espansione.
Come il nome Wuhan, patria del Corona Virus, resteranno nella storia i nomi di Three-Mile-Island, Chernobyl e Fukushima per disastri nucleari equamente divisi tra i continenti, l’indiana Bhopal ma anche l’italiana Seveso per le nubi tossiche – senza dimenticare Taranto e analoghi luoghi di (lenta e invisibile) distruzione di massa…
E a prescindere dai disastri più clamorosi, tutto ciò che si diffonde rapidamente e per azione diretta ha effetti potenzialmente virali: per esempio gli innumerevoli agenti cancerogeni che si annidano ovunque. Nell’aria che respirate (senza mascherine!) Nelle acque dove vi immergete, piene di batteri provenienti dagli scarichi incontrollati. E nei cibi che mangiate, anche quelli che non provengono dalla lontana Cina ma dalle vicine coltivazioni piene di pesticidi.
Ma di questo voi terrestri mi pare che ve ne occupate poco, e chi lancia l’allarme viene considerato un nemico del benessere e del progresso. Un progresso ben più virale, e per questo virus non pare che si stiano preparando vaccini efficaci, come invece si sta facendo per l’attuale pandemia.
Chissà che questo virus nuovo e temibile non riporti l’attenzione del mondo sui pericoli delle perturbazioni naturali, e spinga a trovarne prevenzione e rimedi…
Comments are closed.