QUEST’ESTATE HO VIAGGIATO MOLTO IN AUTO LUNGO LE AUTOSTRADE ITALIANE, E IN QUESTO RAPPORTO VI RACCONTO ALCUNE IMPRESSIONI, CHE HO GIA’ TRASMESSO AI MIEI SUPERIORI NEL MONDO ALIENO DA CUI PROVENGO.

Viaggiare sulle autostrade italiane è una sfida che ogni cittadino maggiorenne dovrebbe provare, perché è una palestra di apprendimenti importanti.

Bisogna districarsi fra tante perturbazioni che mettono alla prova le capacità di attenzione, percezione, prontezza di riflessi e velocità di reazione. Il guidatore trova di tutto:

TIR lanciati in sorpassi a velocità ben superiore a quella che riportano scritta sul retro. Gente che pure in autostrada guida parlando al cellulare e gesticolando animatamente. Furbi che per superare le code invadono la corsia di emergenza, o quella dedicata ai caselli al telepass (senza averlo, ovviamente). Auto che in corsia di sorpasso stanno appiccicate all’auto che hanno davanti, senza badare ai tempi di frenata in caso di rallentamento improvviso. C’è chi fa lo slalom fra le corsie, spostandosi dove crede che il traffico scorra meglio, salvo poi ricredersi e cambiare ancora. Ci sono poi buche, cantieri aperti in quantità, gallerie quasi al buio, innumerevoli giunti lungo i ponti che fanno sobbalzare continuamente i viaggiatori e mettono a rischio il benessere del loro stomaco.

Voglio parlare di un aspetto che mi sembra un tipico esempio di come vengono proposti i limiti, in particolare quelli di velocità.

La velocità massima in autostrada dovrebbe essere 130 Km/ora, però cartelli dislocati in abbondanza abbassano in continuazione questo limite, si suppone in relazione alle condizioni della strada, della presenza di restringimenti o di lavori, ecc.

Ma non è facile capire quando queste condizioni ci sono davvero – o forse i cartelli erano stati messi prima e non sono stati tolti quando le condizioni si sono normalizzate. Restringimenti che obbligano a ridurre il limite sono l’assenza o chiusura della corsie di emergenza, o l’inizio di una galleria, o la “presenza di uomini al lavoro” (di cui però non vede traccia). O ancora, un fondo stradale sconnesso (ma perché non viene riparato?)

Però il problema non è l’obbligo di ridurre la velocità: è il modo in cui questa riduzione è proposta.

Spesso due cartelli a brevissima distanza indicano prima di scendere a 90 poi, immediatamente dopo, a 60! All’ingresso delle gallerie il limite si riduce direttamente ad 80, senza passaggi intermedi.

Questo vuol dire che bisognerebbe frenare per passare da 130 alla velocità indicata, in spazio così ridotto che se questa manovra venisse effettuata davvero come richiesto, si rischierebbe un tamponamento a catena con conseguenze drammatiche.

A questo rischio si  aggiunge la ripetuta constatazione che la condizione che giustificherebbe la drastica riduzione di velocità non esiste davvero. Di conseguenza tutti finiscono per non considerare i cartelli e proseguono alla velocità precedente. Come se i segnali non ci fossero…

Indicare spesso pericoli che non ci sono, cosa frequente nelle autostrade, ricorda la favola del pastore che gridava “al lupo, al lupo” anche se il lupo non c’era, col risultato che nessuno gli prestava più attenzione anche quando il lupo c’era davvero. Oppure le sirene antifurto che ululano a lungo negli appartamenti o nelle auto, tanto frequentemente che nessuno ci bada, anche se fossero provocate veramente dai ladri.
Così i cartelli autostradali regolarmente ignorati, anche nei casi in cui sarebbe utile rispettarli, finiscono per aumentare i rischi di incidenti anziché ridurli.

Ma c’è un risvolto ancora più grave. Spesso ai cartelli con limiti di velocità ridotta vengono associati gli autovelox, cioè i controlli elettronici della velocità che poi mandano salatissime multe e tolgono punti dalla patente.

Lo stesso avviene sulle strade statali che quando entrano nei confini dei comuni hanno limiti di 50 Km/h (anche se si tratta di strade larghissime e a più corsie, e senza attraversamenti). In questi casi l’autovelox ha buon gioco a multare i tanti guidatori che vanno oltre il limite, contribuendo a rimpinguare le casse del comune: si è arrivati a 15-20 milioni di Euro all’anno di incassi per molti comuni.

Sorprende che, da qualche tempo, questi autovelox siano preannunciati in anticipo dalla stessa polizia stradale. Sono riportati sulle mappe geo localizzate, e sui navigatori satellitari c’è addirittura un segnale acustico che avverte quando stanno per arrivare.

Grazie a questi avvertimenti, gli automobilisti possono ridurre la velocità in eccesso e poi, superata la telecamera, riprendere a trasgredire il limite come prima. Così non si prevengono gli incidenti, solo si spostano in altre tratte…

È come se certi controlli (su detenuti in semilibertà, su esercizi pubblici per le condizioni igieniche, ecc.) che dovrebbero essere casuali, venissero invece preannunciati agli interessati. Questi possono quindi adeguarsi al momento della verifica, e poi riprendere le trasgressioni subito dopo.

Dicevo che dalle autostrade italiane si può imparare tanto.

Sono frequenti anche nella vita quotidiana limiti irrazionali, o irrealizzabili (tanto nessuno li rispetta!) e controlli preannunciati e quindi inutili. Gli educatori direbbero che l’imposizione di questi limiti è assolutamente inefficace per insegnare alle persone il rispetto delle norme. Se non si capisce il senso della regola, tutti tendono ad eluderla, o a rispettarla solo al momento dei controllo. Se i controlli sono pure eludibili, la norma è del tutto inutile.  

Meglio sarebbe lasciare solo quelle regole di cui si può capire l’utilità, e la cui trasgressione può essere davvero scoperta e sanzionata. Altrimenti le regole hanno effetti diseducativi, e sarebbe meglio eliminarle…