“Nel popolo c’era uno strano desiderio di cose ultraterrene. Era stanco di fatti, stanco di notizie e di giornali, stanco anche di tutto ciò che viene impartito dalle cattedre. Lo spirito umano si è stancato dell’importunità umana…”

Così scriveva quasi cento anni fa nel libro “Il serpente piumato” David Lawrence (l’autore di altri libri che scandalizzarono i suoi contemporanei, come Arcobaleno e L’amante di Lady Chatterley).

Questa frase sul desiderio di “ultra-terreno” è stata vera in ogni epoca ed ha stimolato tante filosofie e tante religioni. Ed ha ancora una grande attualità.

Ma siccome temo che i lettori si stanchino anche delle mie parole da extra-terreno impertinente, mi limito oggi a raccogliere altre citazioni sull’argomento, e le propongo aggiungendo poco di mio.

Comincio dal Faust di Goethe, pure lui stufo della sapienza del mondo che non appaga i veri bisogni. “Ahimè, ho studiato, a fondo e con ardente zelo, filosofia e giurisprudenza e medicina, e, purtroppo, anche teologia. Eccomi qua povero e pazzo, e ne so quanto prima!”

Con un salto al nostro secolo, cito la “domanda finale” che il teologo Dietrich Bonhoeffer si poneva nel carcere dove i nazisti avevano cercato di soffocare la sua libertà di pensiero: “come vivrà la prossima generazione?”. Non poté saperlo, perché chi decise di eliminarlo, insieme ad altri milioni di “diversi”, aveva delle generazioni future una idea tutta particolare (per fortuna anch’essa eliminata).

 “Io penso che questa mia generazione è preparata / a un mondo nuovo e a una speranza appena nata / ad un futuro che ha già in mano / a una rivolta senza armi…” cantavano nei “ruggenti” anni ’60 Francesco Guccini, e poi i Nomadi. Nello stesso periodo Jim Morrison, armato solo di chitarra, rabbia e sostanze psicotrope, proponeva “Non limitarti a mirare all’orizzonte, mira all’infinito”. Era il modo in cui cercava di “liberare il mondo dal modo limitato di vedere e sentire”, insieme a molti altri come lui, di cui restano tracce nei dischi e video, meno nei cambiamenti culturali.

Una buona idea può essere risvegliare la fantasia e la creatività, che a quei tempi si voleva “al potere” (ma non ci andò, come è noto). Però un punto di partenza per cambiare le cose potrebbe essere quello suggerito da George Bernard Shaw: “Voi vedete le cose come sono e chiedete, “perché?” Io sogno cose non esistite e chiedo “Perché no?”. 

Trent’anni dopo lo scrittore di fantascienza Vernor Vinge, nel suo libro su “La singolarità tecnologica: come sopravvivere nell’era post-umana” profetizzava: “Fra trent’anni avremo i mezzi tecnologici per creare una intelligenza super-umana. Quindi l’epoca ‘umana’ finirà e subentrerà il post-umano”.

Come sarà questo post-umano? Il trentennio è passato e non lo sappiamo ancora. Siamo ancora in viaggio, confortati dalla considerazione di Ibsen, “Forse la nave andrà a fondo, chissà… Ma navigare è un piacere troppo grande”. Parole che richiamano l’Ulisse dantesco, sempre in viaggio per superare i limiti, ignorando il “Non plus ultra” che fa restare nell’illusione di sicurezza del già noto, vietando di spingersi coraggiosamente oltre. Ma ricordava André Gide: “Se non si ha il coraggio di perdere la visione di tutte le coste, non si scoprono nuovi continenti”.

Andare oltre, dunque. Nell’ultra-terreno. Nel post-umano. Nella speranza in un al-di-là dell’attuale umanità che non soddisfa più. Al-di-là che si dovrebbe attuare non in un ipotetico mondo “altro”, ma in un altro modo di vedere e vivere l’attuale. Qualcuno sta cercando di capire come potrebbe essere questo al-di-là da realizzare già al-di-qua, e magari come si costruisce.

Da paziente ultra-terreno, e da appassionato navigatore della vita universale, resto in attesa degli sviluppi…