SONO UNA DECINA LE VITTIME INCOLPEVOLI DELLA SPARATORIA AVVENUTA QUALCHE GIORNO FA IN UN SUPERMERCATO NEGLI STATI UNITI.
QUESTA STRAGE FA SEGUITO AD UNA ANALOGA COMPIUTA QUALCHE SETTIMANA PRIMA AD ATLANTA DOVE UN VENTUNENNE AVEVA ASSALITO DUE CENTRI MASSAGGI, UCCIDENDO OTTO PERSONE, TRA CUI SEI DONNE ASIATICHE.
E AD UN’ALTRA ANCORA IN CUI TEATRO DELLA STRAGE ERA STATA UNA SCUOLA.

Solo gli ultimi episodi di un’interminabile catena di sangue che turba le cronache, suscita proteste e proposte di limitare l’acquisto delle armi, che in paesi come gli Stati Uniti (ma non solo) è troppo facile e incontrollato. Però poi tutto resta come prima.

Facile attribuire a ‘folli’ o ‘psicolabili’ queste stragi senza senso, come se fossero incidenti di percorso di una ‘libertà’ inalienabile e indiscutibile.

Nel mio pianeta invece definirebbero ‘folle’ chi antepone il diritto di alcuni ad avere armi a portata di mano, al diritto di altri di non essere ammazzati per caso e senza ragione mentre si fa la spesa o si passeggia in un parco.

E definirebbero ‘idioti’ ragionamenti del tipo “perché solo i delinquenti debbono potersi procurare le armi? ai privati cittadini armarsi serve per difendersi”. Trasformare la convivenza civile in un Far West in cui ognuno si sente il John Wayne di turno non serve a nessuno. Armare la gente comune a posto della polizia aumenta la violenza, non la diminuisce. Perché ai “semplici” ladri e ai piccoli estortori converrebbe diventare rapinatori armati. I bulli di periferia diventerebbero gang sempre più pericolose. E comunque, chi compie omicidi o stragi le armi le sa usare di più e meglio di chi dovrebbe difendersi, come le cronache dimostrano.

Altrettanto folle lo slogan “il problema non è consentire le armi ai privati, ma il cattivo uso che alcuni fanno”. Dimenticando che più armi si mettono in circolazione, più è probabile che qualcuna capiterà in mano al fanatico di turno, e prima o poi sparerà su vittime innocenti. E che prevenire con una regolamentazione l’uso indiscriminato serve alle potenziali vittime, che sono più numerose e più indifese.

Nei civilissimi Stati Uniti chi si oppone a questa regolamentazione cita il famoso secondo emendamento della costituzione, che nel 1791 prevedeva: “Essendo necessaria una ben regolata milizia per la sicurezza di uno stato libero, il diritto delle persone a prendere e portare armi non sarà violato

Questo poteva avere senso in un periodo storico in cui bisognava assicurare alle milizie cittadine dei neonati Stati Uniti il diritto a difendere il proprio territorio dalle aggressioni dei tanti bellicosi invasori. Ma deve valere indiscriminatamente adesso e anche per i privati cittadini?

Il fascino delle armi può diventare una risposta ad un’epoca di vulnerabilità e stress sociale? Per alcuni pare sia l’unico modo di assicurare l’uguaglianza di tutti i cittadini, tanto che alla metà del XIX secolo una nota casa produttrice di pistole usava questo irriverente slogan: “Dio avrà anche creato gli uomini, ma Samuel Colt li ha resi uguali”.

Tanto uguali che chiunque può richiedere ed ottenere la licenza al possesso di armi e comprarle senza limiti, esattamente come l’esercito e la polizia. Può farlo ‘liberamente’ senza dover dare alla collettività garanzie di non soffrire di patologie che potrebbero portare ad un uso improprio delle armi che compra. Garanzie richieste al momento della concessione del porto d’armi in quasi tutti gli altri paesi civili. O nel caso in cui qualcuno voglia tenere in casa animali feroci o sostanze velenose.

Assurdo è anche sostenere che moltissimi oggetti, oltre le armi convenzionali, possono servire ad uccidere. E quindi sarebbe impossibile limitare il possesso di tutto ciò che può diventare un’arma. Vero che si può uccidere con coltelli da cucina o tagliacarte, colpi di bottiglia, asce da falegname, pietre del selciato. Ma è con le armi da fuoco che vengono fatte le stragi indiscriminate. E sono le armi preferite da chi vuole fare male al prossimo, per offendere o per difendersi.

Oggi negli USA ci sono circa 300 milioni di armi da fuoco, in media quasi una per ogni abitante, neonati compresi. Ogni anno vengono prodotti e venduti otto milioni di armi per uso civile: fucili, pistole e munizioni. Oltre 50 miliardi il fatturato delle industrie che le producono, quasi raddoppiato nell’ultimo decennio.

Parallelamente, ogni anno negli States circa 30 mila persone muoiono a causa delle armi da fuoco, compreso il suicidio. E non sono solo uccisioni per rapine o omicidi passionali. Le sparatorie in luoghi pubblici diventano più frequenti, alimentando il dibattito sulle leggi americane sulle armi. Ma qualsiasi, anche minima, limitazione trova sempre ferma opposizione delle potenti lobbies delle armi. Solo la “National Rifle Association” conta 5 milioni e mezzo di iscritti, ed appoggia le campagne politiche sostenendo candidati locali e nazionali. A Trump per la prima campagna presidenziale donò ben 30 milioni di dollari, certo non a fondo perduto…

Così ogni proposta di riforma del mercato libero delle armi viene bocciata dalla maggioranza dei politici conservatori, e dalla Corte suprema diventata anch’essa conservatrice perché i giudici sono nominati dai presidenti, e tanti sono stati nominati proprio dai presidenti più legati alla lobby delle armi, da Nixon a Trump.

Alle vittime delle stragi e ai loro parenti non so quanto può dare pace sapere che la loro tragedia dipende da una questione di principio, dietro cui agiscono miliardari che vogliono arricchirsi ancora di più espandendo il mercato delle armi. Sostenuti da un manipolo di politici e giudici che, per influenza di queste potenti lobbies, antepongono il diritto di ognuno ad armarsi al diritto di tutti gli altri a vivere sicuri che queste armi non sparino loro addosso.

Così è fatta la politica, in America ma non solo…