OGNI GIORNO, E AD OGNI ORA DEL GIORNO, IN TV E SUI SOCIAL DECINE DI “ESPERTI” VENGONO INVITATI A DISCUTERE SU TUTTI I POSSIBILI ARGOMENTI DI ATTUALITA’. PORTANDO LA “VERITA’ DELLA SCIENZA”.
“È utile porre domande ai dotti e ai maestri sulle diverse questioni scientifiche e ascoltare i loro pareri, anche divergenti” consigliava il filosofo Michele Scoto all’imperatore Federico di Svevia.
Lo stesso consiglio accettano oggi i conduttori televisivi, cercando di attrarre così l’attenzione degli spettatori assetati di ‘verità obiettiva’. Lo accettano anche i politici, che affidano a task force di esperti scienziati consulenze e pareri sui problemi più complessi e controversi su cui poi dovranno deliberare.
Ma, come prevedeva Scoto, i pareri sono ‘divergenti’. Ogni esperto predica la sua verità, quasi sempre diversa da quella degli altri, creando confusione negli ascoltatori e negli stessi politici. E decretando che quanti la pensano diversamente sbagliano, perché … non sono esperti abbastanza.
Del resto, nei pochi minuti concessi per parlare nei media, cosa si può dire che non sia una semplificazione di problemi molto complessi? Semplificazione utile per essere comprensibile ai profani, ma senza accenni a posizioni diverse che potrebbero essere pure plausibili.
In realtà, difficilmente la scienza arriva a conclusioni semplici e univoche traducibili in slogan televisivi. A meno di non ripetere conclusioni ovvie a cui tutti sarebbero arrivati anche senza essere esperti.
Ecco alcuni recenti esempi su cui i pareri degli esperti sono spesso clamorosamente discordanti.
La DAD (in inglese significa papà, da noi abbrevia la Didattica a Distanza) è utile o no? Non c’è una sola risposta, come invece di volta in volta leggiamo sui media, dove i pareri vengono trattati come risultati finali di una gara sportiva. Dopo averla vantata come lo strumento miracoloso in grado di salvare l’anno scolastico durante il lockdown, adesso un sito specializzato per la scuola scrive “Fine ingloriosa della DAD, da salvifica a gravemente dannosa”. E cita un TAR che, respingendo un ricorso dei genitori contro la DAD, ha sentenziato che “non se ne può escludere la portata gravemente dannosa, anche per la salute psico-fisica dei giovani allievi interessati”.
In realtà la didattica a distanza è utile per alcuni, non per altri. Dipende dalle condizioni (età degli alunni, disponibilità di strumenti adeguati, supporto familiare, formazione degli insegnanti, e tanto altro) e da cosa si deve insegnare. Questo dovrebbero dirci gli esperti (e i TAR), non se è buona o cattiva e… amen.
Altro tema caldo: lo smart working è davvero “agile”? Lo è per alcuni, già da prima abituati a lavorare a distanza; mentre è pesante, o insopportabile, per altri e per certe mansioni. Provate a chiedere se lavora “agilmente” a chi fa consulenza in tranquillità dal proprio studio, e all’impiegata che deve collegarsi per otto ore dal salotto di casa con tre figli che le ronzano attorno. Uno darà ragione all’esperto secondo cui lo smart working è la salvezza per il futuro; l’altra a quello che mette in guardia dagli aspetti stressanti. In effetti, lavori e lavoratori non sono tutti uguali, per cui l’utilizzo sarà diverso. Questo gli esperti dovrebbero dire!
Un problema che attualmente perturba tutta la popolazione: i criteri per definire il “colore” delle regioni durante la pandemia, stabiliti degli esperti, sono tanti e cambiano continuamente. In base a come cambiano gli esperti e i loro pareri, cambia anche il colore e con esso le restrizioni che la popolazione deve sopportare.
Naturale che, a fronte di pareri esperti così diversi, tutti hanno poi ragione per lamentarsi.
Protestano genitori, docenti e studenti che vogliono riaperte le scuole (con buone ragioni didattiche ed educative, seguendo alcuni esperti), ma anche quelli che vogliono tenerle chiuse – con altrettante buone ragioni di prudenza per i rischi di contagio, che altri esperti evidenziano.
Si lamentano le aziende che vogliono riprendere a produrre per salvare i propri bilanci che nessun “ristoro” potrà mai sanare, e i consumatori che vogliono riprendere a comprare; ma protestano anche i compratori per gli affollamenti e la mancanza di controlli (oggettivamente impossibili in modo capillare). Gli esperti suggeriscono di premiare il pagamento con carte di credito per favorire il commercio, ma per fare tanti acquisti la gente deve frequentare spesso e in gran numero i posti di vendita.
Protestano le regioni costrette al lockdown in base al parere delle task force ministeriali, mentre altre fanno ricorso contro il governo che in base a differenti pareri degli esperti non lo concede.
E intanto gli esperti e gli ospiti di turno, tra cui i soliti ‘opinionisti’ tuttologi, contrastano in diretta televisiva, trasformata in un ring verbale…
Ho già parlato in passato della scienza e dei suoi limiti, che finiscono per portare a sfiducia verso la scienza stessa o addirittura a posizioni anti-scientifiche generalizzate.
Dalla scienza non ci si deve aspettare una verità assoluta e “buona per tutte le stagioni”, perché questa verità generale quasi mai esiste. La scienza può dare soluzioni specifiche per specifici problemi.
L’ascolto dei pareri “anche divergenti”, come suggeriva Scoto al’imperatore Federico, è utile per i politici devono prendere le decisioni ben ponderate e differenziate. E anche per la società che poi deve eseguirle correttamente.
E tutti – scienziati, politici, cittadini – dovrebbero prendersi la loro parte di responsabilità, senza scaricarla indebitamente sugli altri.
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