DEVO RITORNARE ANCORA SUL TEMA DEL CORONAVIRUS, O COVID19, PERCHE’ E’ DIFFICILE STACCARSI DA QUESTO ARGOMENTO CHE DILAGA SU GIORNALI, TELEVISIONI, SOCIAL DEL VOSTRO MONDO. IL VIRUS SI E’ DIFFUSO ANCHE IN ITALIA, LA GENTE E’ PREOCCUPATA, NON SA BENE COSA FARE PER PROTEGGERSI, E I VOSTRI GOVERNANTI – CON ENCOMIABILE IMPEGNO IN QUESTA DIFFICILE SITUAZIONE – DANNO DELLE REGOLE E DEI SUGGERIMENTI PER CERCARE DI CONTENERE L’EPIDEMIA.

Trasmetto una “edizione straordinaria” dei rapporti, perché i miei superiori, nel mondo alieno dove non ci sono virus che attaccano i corpi e le menti, hanno saputo del recente decreto del governo italiano che prescrive norme per limitare il contagio, e mi hanno chiesto di osservarne le conseguenze, tenendoli informati costantemente. Non è un compito facile, ma ci tento…

Alcune delle prudenze preventive richieste sono più facili da realizzare: lavarsi spesso le mani, disinfettarsi dopo aver toccato superfici a rischio di contagio, altrimenti non toccarsi il viso, lezioni scolastiche e universitarie online, rinvio di convegni, ecc. Più difficili da eseguire mi sembrano invece altri precetti del decalogo normativo prescritto nel decreto.

È fatta espressa raccomandazione a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità, e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro

Anziani a casa, dunque. Anche se stanno bene, perché il decreto giustamente considera chi ha patologie a prescindere dall’età, e per questi la permanenza a casa è prescritta anche se non anziani. In verità, non è specificato nel decreto quando uno è classificabile come ‘anziano’, né se vale sentirsi “giovane dentro” come tanti ultrasettantenni proclamano ottimisticamente: il virus non capirebbe questa percezione soggettiva dell’anziano che non accetta di esserlo.

Immagino che tra i “casi di stretta necessità” che consentono di uscire, rientri andare dal farmacista per prendere le medicine per la prostata, o comprare il necessario per evitare di morire di fame: farsi portare a domicilio la spesa è diventato complicato, e mette in contatto comunque con potenziali portatori di virus. Non so invece se rientra tra i casi di stretta necessità andare al bar per incontrare gli amici, o spingersi fino in chiesa per pregare… a questo, e ad altre consuete attività degli anziani, si può rimediare mediante l’uso dei social esenti da virus? Basterà guardare la Messa in televisione, o chattare continuamente con gli altri anziani, per evitare la depressione esistenziale da reclusione domiciliare forzata?

Il decreto dice che si può uscire in caso di necessità, bisogna però evitare luoghi affollati, come pure le farmacie di questi tempi potrebbero essere. Dunque bisogna fuggire velocemente dal supermercato o dall’ufficio postale dove ci sono in fila, ovviamente a meno di un metro l’una dall’altra, tante persone … ma quante devono essere per indurre alla fuga? E come farà l’anziano a ritirare la pensione che gli serve per sopravvivere, se non ha avuto prima l’avvertenza di farsela accreditare?

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È raccomandato ai comuni e agli altri enti territoriali, nonché alle associazioni culturali e sportive, di offrire attività ricreative individuali alternative a quelle collettive interdette dal presente decreto, che promuovano e favoriscano le attività svolte all’aperto, purché svolte senza creare assembramenti di persone ovvero svolte presso il domicilio degli interessati

Questo mi viene davvero difficile da immaginare. I comuni e le associazioni dovrebbero inventare (o riscoprire) attività individuali da svolgere all’aperto ma senza creare assembramenti. Solitari con le carte, a casa o nel parco? Già la briscola o lo scopone impegnano diverse persone, senza contare chi assiste… dunque formano un assembramento, da evitare. Partite di scacchi a porte chiuse, come quelle di calcio? Quanto alle attività a domicilio (tolte quelle che si possono fare tramite internet, che non richiedono interventi di enti o associazioni) quali potrebbero essere? Tornei di costruzioni in Lego, o tombole da realizzare nei cortili dei condomini, ma per gruppetti ben distanziati e non superiori a cinque – previo accertamento della temperatura corporea di ognuno?
Servono suggerimenti, con tanta fantasia e con le risorse economiche e umane da fornire ad Enti e Associazioni perché possano mettere in atto quanto la fantasia riesce ad inventare.

Ancora il decreto prescrive: “Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute e comunque evitare abbracci, strette di mano e contatti fisici diretti con ogni persona … mantenere in ogni contatto sociale una distanza interpersonale di almeno un metro

Ma come si fa ad accorgersi a prima vista se la persona con cui si entra in contatto ha infezioni respiratorie acute – forse bisogna chiederlo prima di avvicinarsi? O aspettare fin quando tossisce o sternuta? Soprattutto non capisco come si farà a tenere con tutti la distanza di un metro, compresi gli altri passeggeri in bus, metro, treni, aerei. In questi casi bisognerà derogare, affidandosi alla buona sorte di trovare un vicino non infetto e non infettante?

E come ci si deve comportare se si è invitati ad una festa di compleanno, o ad un matrimonio, o a un funerale? Gli anziani – a meno che non siano al sicuro nella propria bara – eviteranno di andarci; ma gli altri come faranno a tenersi a distanza? Alle feste di nozze nessuno potrà più baciare la sposa (neppure il neo-marito)?

La domanda più importante riguarda proprio i rapporti intimi: le mogli non potranno più abbracciare i mariti, i genitori i figli, i nonni i nipotini, non parliamo dei suoceri o delle nuore… Ma con i rapporti sessuali come la mettiamo? Le coppie dovranno dormire in lettini distanziati, o in camere separate? Ci sarà astensione obbligatoria da abbracci e contatti fisici, e dunque castità generalizzata, finché  il decreto sarà in vigore – salvo produzione reciproca di certificato medico di tampone antivirus negativo? Questo periodo finirà col passare alla storia per il più basso tasso di concepimenti, e il 2020 verrà definito dai demografi futuri “anno di natalità zero da CoViD”. Forse bisognerà scrivere dei manuali su “L’amore al tempo del coronavirus”, diventerebbe presto un bestseller.

Amanti in tempo di guerra batterica (Fox Photos, 1944)

Immagino che agli sportelli delle banche o degli uffici pubblici saranno predisposti appositi bracci mobili lunghi almeno un metro e costantemente disinfettati che consentiranno gli scambi tra impiegati e utenti. E che il denaro contante andrà ‘sanificato’ accuratamente prima di essere scambiato.

Intanto però le attività sportive proseguono, seppure a porte chiuse (ci sono dietro interessi economici che nessuno, neppure un virus cinese, può permettersi di toccare). Per gli sport individuali e per quelli senza contatto come la pallavolo o l’atletica o il nuoto vedo più semplice tenersi a distanza, però mi chiedo come si farà nel calcio o nella pallanuoto a mantenersi lontani almeno un metro durante il gioco. Però i giocatori potranno evitare di abbracciarsi tutti ammucchiati dopo aver segnato un goal, si limiteranno a capriole o ad inchini prolungati a distanza o ad altri mezzi di esternazione di gioia non collettivi, di loro estemporanea invenzione. Il pubblico che guarda da casa resterà estasiato lo stesso.

Ma, a proposito di pubblico, le partite potranno ancora essere viste nei bar o nei pub, creando assembramenti in luoghi chiusi più pericolosi che negli stadi? Oppure tutti dovranno fare un abbonamento individuale (grandi affari per chi vende sport a domicilio…)

Non vorrei che quanto scrivo ai miei superiori, e comunico ai voi per conoscenza, sembri irriverente e inappropriato alla gravità oggettiva della situazione terrestre, e al rischio che certamente esiste e va contenuto. Capisco i vostri governanti, e non so cosa faremmo noi alieni in una situazione così difficile. Neppure noi abbiamo soluzioni, perché non abbiamo mai avuto il problema. Le mie domande e i dubbi espressi derivano dal compito di osservare le reazioni degli umani (e di chi li governa) a situazioni realmente difficili. Per cui mi scuso, ma gli alieni – non abituati alle epidemie e ai provvedimenti usati nel vostro mondo per contrastarle – sono fatti così…