UNA LETTRICE, A PROPOSITO DEI PROBLEMI SOCIALI CHE PERIODICAMENTE TRATTO NEI REPORT DAL PIANETA TERRA, MI SEGNALA UN DETTO DEL TAO TE CHING, IL LIBRO FONDAMENTALE DEL TAOISMO ATTRIBUITO AL MAESTRO LAO TZU.  

Se si è depressi si vive nel passato.
Se si è ansiosi si vive nel futuro.
Se si è sereni si vive nel presente.

È l’essenza della antica teoria riscoperta dalla psicologia nel concetto di “mindfulness”, concentrazione attiva sul momento presente. Ne ho già parlato in rapporti precedenti a proposito dell’uso del tempo, e del modo di evitare che la tristezza del passato e i timori del futuro travolgano il presente che stiamo vivendo.

La segnalazione della lettrice mi induce a tornare sull’argomento, perché le frasi come scritte dal saggio Lao Tzu necessitano di ulteriori chiarimenti.

È vero che si vive prigionieri del passato se si è depressi. Questa patologia porta a rimuginare su ciò che di negativo è avvenuto, e colora di nero (o di grigio) il presente. Induce a pensare che la vita è sofferenza e angoscia, che ogni giorno ha il suo dispiacere, che si è perseguitati dalla malasorte, che tutte le cose importanti sono sgradevoli o dannose. Si ricorda solo il negativo di quello che è successo, trascurando gli aspetti positivi. Come dice un detto popolare, si vede sempre il bicchiere non mezzo pieno ma mezzo vuoto. La delusione del passato può innestare persino l’idea che non vale la pena di continuare a vivere.

È altrettanto vero che ci si proietta nel futuro se si è ansiosi. E si vive continuamente l’angoscia di ciò che di male può succedere, col pessimismo di chi pensa che in fondo la vita è un viaggio verso l’ignoto, e comunque verso le malattie e la morte.

Ma può anche essere vero il contrario.

È perché ci si concentra troppo sul passato negativo che una persona, o una famiglia, o una nazione, diventano depresse. La storia personale, familiare, sociale, è fatta di eventi negativi, conflittuali, ma anche di progressi, conquiste, miglioramenti della salute e della vita. Il bicchiere mezzo pieno può esserlo di liquido di ottima qualità, che dà forza e supporto. Ripensare ai successi del passato sostiene nei momenti presenti difficili, capire gli errori commessi spinge a trovare il modo per non ripeterli. Rivivere il passato in questi termini evita la depressione e ci fa vivere meglio il presente. Perché la storia non è solo fonte di rimpianti per ciò che poteva essere e non è stato. Ma è “maestra di vita” (si dice, anche se non sempre si agisce di conseguenza).

Anche proiettarsi nel futuro non comporta necessariamente inquinare la serenità presente con il timore di quello che può succedere di male. Il futuro si può programmare, e prefigurare l’immagine mentale di ciò che si cerca di realizzare aiuta nel percorso per arrivare alla meta auspicata. In questo senso si può pensare al futuro non con ansia, ma con desiderio. Come quando si pensa a come realizzare una vita insieme alla persona amata, o si lotta per un ideale, o si fa ricerca scientifica per migliorare il mondo.

Certo, non tutti programmano il bene, ci sono quelli che le persone vogliono possederle dicendo di amarle, che si propongono ideali di distruzione e di morte, che studiano come sfruttare la natura ed il mondo a proprio vantaggio, fregandosene del benessere comune.

E ci devono essere altri “di buona volontà” che programmano di contrastare questo male insito nella storia del mondo, e prefigurano un’alternativa impegnandosi per realizzarla.

Un antico detto ci ricorda che “il miglior modo di prevedere il futuro è cercare di costruirlo”.

Sappiamo bene che non tutto andrà come si programma. Ma sono i desideri, e la speranza di realizzarli, che colorano la vita e danno il coraggio di vivere un presente non depresso né ansioso.