IN UN SAGGIO DEL SOCIOLOGO E ANTROPOLOGO ABRAM KARDINER HO TROVATO UN CASO INTERESSANTE CHE DIMOSTRA COME IL PROGRESSO NON E’ SEMPRE FONTE DI BENESSERE. ANZI PUO’ PORTARE DANNI PIU’ CHE VANTAGGI.

Kardiner racconta di una popolazione primitiva del Madagascar, i Tanala. Un tempo la terra dove questo popolo viveva era di possesso comune, tutti la coltivavano, il raccolto non era venduto al mercato, ma conservato e poi distribuito secondo i bisogni a ciascun individuo di tutto il gruppo sociale.

La coltivazione era soprattutto del riso, sostentamento di base del popolo. Per migliorare la coltivazione superando l’inaridimento dei terreni, fu introdotto il metodo “moderno” di allagamento delle risaie.

Questo però era possibile solo in alcune vallate, dove i terreni acquistarono un valore enorme. E cominciò la lotta per impadronirsene. Scrive Kardiner: “Si scatenò così per il possesso di queste vallate una lotta folle che spezzò la vecchia organizzazione delle tribù familiari”. La forte richiesta di forze lavoro specializzate finì con favorire la schiavitù e lo sfruttamento di alcuni a vantaggio di altri. I villaggi ricchi dovettero essere difesi con le armi dalle scorrerie di chi voleva impadronirsene. La democrazia tribale fu sostituita da una monarchia con poteri assoluti. Potere che rappresentava una categoria feudale padrona per sempre della terra, e imponeva, anche con la forza, le proprie leggi su altri che diventavano vittime dell’economia e del potere.

Cominciarono a diffondersi nel popolo sentimenti prima sconosciuti: l’angoscia della povertà e dell’oppressione.  Si instaurò “una generale e diffusa ostilità, con grande aumento delle malattie isteriche, delle pratiche magiche e della scelta di diventare streghe o maghi”. Aumentarono crimini e suicidi, la struttura della personalità di base – afferma Kardiner – conobbe una rapida e virulenta modificazione. Cedendo i sistemi di protezione culturale, l’Io individuale e collettivo diventò precario e preda di malesseri fisici e psichici.

Per fortuna non tutti i popoli che hanno attuato il cambiamento tecnico nelle coltivazioni del riso hanno subìto dalla modernizzazione le stesse tragiche conseguenze. Lo hanno evitato condizioni territoriali (avere spazi abbastanza numerosi per le nuove coltivazioni sommerse) ma anche la capacità di trovare soluzioni nuove anche sul piano economico. Per esempio, incrementare anche altre risorse come la pesca, libera e fonte di reddito collettivo per chi non può darsi alla coltivazione. Ma soprattutto la salvezza è venuta dall’affermare norme morali poste a fondamento delle leggi. La principale è la regola della condivisione dei profitti e la “generosità” considerata valore assoluto che rende ogni persona degna di essere valorizzata dalla comunità. Questo ha consentito ad altre popolazioni primitive, come quelle della Toragia, di evitare le possibili conseguenze sociali e psicologiche negative del progresso tecnico.

Abbiamo tanto da imparare da questa lezione della storia e dell’antropologia.

Molte religioni hanno proposto precetti di solidarietà che però non sono rispettati spesso neppure da chi si dichiara ‘credente’.

Anche Freud (che influenzò Kardiner) descrisse gli effetti patologici del “disagio della civilizzazione”.

Anche diverse teorie sociologiche e politiche hanno preso spunto dai “disagi del progresso” per affermare principi e metodi di azione sociale. Queste teorie però talvolta hanno dimenticato le componenti etiche e psicologiche che, come abbiamo visto, sono essenziali per comprendere appieno i fenomeni e agire di conseguenza a livello normativo e organizzativo.

Il progresso e le innovazioni tecniche possono portare benefici economici ma anche scatenare competizioni e conflitti che rischiano di peggiorare la convivenza e il benessere delle persone e dei gruppi sociali. Ci sono dei mezzi di economia solidale e di democrazia reale che consentono di contrastare questi rischi. Metterli in atto per tempo consente di usare il progresso per far stare meglio tutti gli abitanti del pianeta, e non solo alcuni più fortunati, o più prepotenti ed egoisti.