L’AMICA PSICOLOGA MI HA MOSTRATO UN VIDEO SU YOU TUBE IN CUI BAMBINI PICCOLI SI APPASSIONANO ALL’USO DEI TABLET, E SCARTANO LIBRI E GIORNALI PERCHE’ LI CONSIDERANO INUTILI. NON FUNZIONANO COME I TABLET A CUI SI SONO ABITUATI!

La psicologa mi ha parlato degli effetti deleteri che l’uso precoce delle tecnologie può indurre nei “nativi digitali”, e sul loro sviluppo cerebrale e emotivo. Se da un lato è utile abituarsi fin da piccoli a saper usare le tecnologie, ci sono seri dubbi che effetti abbia a lungo termine delegare alle macchine l’efficienza delle funzioni mentali.

Questo argomento è molto intrigante e merita un approfondimento, che farò con il tempo necessario per studiare i testi scientifici sull’argomento. Ai miei superiori nel nostro pianeta interesserà molto capire come le menti degli umani vengono cambiate dall’essere esposti fin dalla nascita alle tecnologie e basare su di esse una evoluzione che cambierà tra qualche tempo il funzionamento dell’intera razza umana.

Già in uno dei miei primi rapporti avevo trattato questo argomento, ma dovremo tornarci ancora, dati scientifici alla mano.

Al momento mi interessa riflettere su cosa può comportare, nel rapporto con la cultura, abbandonare la lettura di libri e riviste per convertirla nelle veloci scorrerie sui contenuti di smartphone e tablet, dove la cultura viene, e verrà sempre più trasferita.

I cambiamenti sono velocissimi: pensiamo che il WEB esiste da appena 25 anni, il WI-FI da 20, Facebook da 15. I software che oggi gestiscono gli smartphone sono più sofisticati di quelli che regolavano il lancio delle prime navicelle spaziali.  Riuscirà la cultura ad andare dietro a questi cambiamenti? o dovrà cambiare radicalmente modi e “media” di trasmissione?

È divertente, ma induce anche a riflettere, la scenetta in cui il bambino piccolo quando si trova in mano un libro cerca di usarlo come se fosse il tablet cui è abituato, e lo getta via perché lo considera guasto.

Le case editrici finiranno per convertirsi tutte agli e-book abbandonando per sempre il costoso cartaceo.
Insieme ai libri scompariranno anche le librerie e le biblioteche come le conosciamo attualmente. E dove ambienterebbe Umberto Eco il suo “Nome della rosa” e il piacere (proibito) della lettura? In un superstore che vende Kindle da leggere in tram o in aereo?

Ma la domanda più importante è chi deciderà quale cultura passerà in questa modalità adatta per i nativi digitali.  Meno Dante e Neruda, meno Shakespeare e Saramago, difficili da gustare in treno. Meno libri di storia, a meno che non si facciano riduzioni e adattamenti di intrighi e battaglie per Netflix o simili. Meno testi con complesse argomentazioni teoriche, incompatibili con Snippet, SEO, e altri indici di leggibilità prescritti sui nuovi media.

Tornando ad Eco, lo scrittore sosteneva che “saper leggere allunga la vita”. “Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza di immortalità”.

Il piacere di leggere potrà essere trasferito, con nuove regole di leggibilità, online o sui minischermi degli smartphone, diventati sempre più i gestori della nostra vita sociale e anche culturale?

Groucho Marx in una delle sue battute diceva: “Trovo che la televisione è molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro”.

Forse si potrebbe aggiornare la terminologia sostituendo il tablet alla ormai desueta televisione, e pensando a quale cultura trasmettere ai piccoli terrestri “nativi digitali”…

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APPENDICE: RISPOSTA A UN LETTORE CRITICO

Riporto qui la risposta data ad un lettore dei miei rapporti che, utilizzando il link per comunicare con l’alieno, mi dà lo spunto per aggiungere una integrazione.
Mi chiede se non è contraddittorio affermare che le tecnologie sono pericolose per la diffusione della cultura perché dissuadono dall’uso di libri e riviste cartacee, e al tempo stesso scriverlo su un sito web anziché su un libro o una rivista…
L’osservazione è corretta, ma non corrisponde al mio scopo, che approfitto per precisare meglio.
Si potrebbe dire che gli avversari vanno combattuti con le loro stesse armi, ma un alieno come me. che vive di tecnologie, non può certo considerarle avversari da combattere.
In realtà, nel rapporto non auspico che le tecnologie vadano abolite o ridotte, ma dubito che – come oggi vengono usate – possano essere adatte a sostituire i modi di trasmissione della cultura finora affidati ad altri mezzi. Specialmente per le giovani generazioni, abituate ai nuovi strumenti.  Riuscire in questa sostituzione mediatica è la grande sfida che il vostro mondo deve affrontare. Per salvaguardare sia le tecnologie, sia la cultura.