LA PAUSA FORZATA CUI IL VIRUS COSTRINGE IL MONDO, SE DA UN LATO HA PORTATO ALLA CHIUSURA DI MUSEI E ALL’IMPOSSIBILITA’ DI VISITARE MONUMENTI ARTISTICI, HA PERO’ INVOGLIATO TANTI A RISCOPRIRE L’ARTE E LE SUE MERAVIGLIE. AD ESEMPIO MEDIANTE I TOUR VIRTUALI PROPOSTI SUL WEB. DUNQUE, ANCHE PER ROMPERE LA MONOTONIA DEL PARLARE SEMPRE DI VIRUS, OGGI PARLIAMO DI ARTE.
Sin da quando sono sbarcato nel vostro pianeta la prima volta, mi sono prefisso di indagare con la mia mente aliena l’arte diffusa nel vostro pianeta. Con le mie capacità di memoria ho registrato e catalogato centinaia di opere artistiche di tutti i tipi e di tutti i tempi e luoghi, e devo dire che anche la mia intelligenza artificiale si è trovata in difficoltà. Però mi ha convinto ad andare avanti la frase scritta da Odilon Redon un secolo fa: “Gli artisti sono i principali veggenti dell’aldilà”. Quindi ci parlano di un mondo ‘altro’, diverso da quello spesso triste in cui viviamo. Cerco di mettere ordine in quello che finora ho capito e ve lo racconto.
L’arte terrestre, sin dalle sue origini, è diversa per scopi che vuole raggiungere e per mezzi con cui cerca di raggiungerli. Comincerò con un resoconto delle classificazioni che la mia mente ha potuto sintetizzare, portando degli esempi dalle arti figurative, soprattutto la pittura. Ma gli esempi potrebbero essere estesi a tutte le forme di arte, dal teatro al cinema, dall’architettura alla fotografia, dalla musica alla grafica.
C’è un’arte che si può definire illustrativa, dai graffiti preistorici, all’ottocento francese, alla scuola napoletana. Un’arte che riproduce la realtà in modo naturalistico e realistico, anche se con molte variazioni interpretative: per esempio nella dimensione psicologica del ritratto come in Antonello da Messina, il realismo interpretato con forti contrasti da Caravaggio, la realtà drammatizzata in Goya. E a, proposito di fotografia, le creazioni che partono dalla realtà ma che dalla realtà si differenziano nell’interpretarla o addirittura ricostruirla.
Un altro tipo di arte decorativa, formale, geometrica era diffusa nel mondo antico e nell’arte araba, dove regna incontrastato il primato della forma e del colore.
C’è un’arte fortemente espressiva: simbolica, allegorica, astrazione soggettiva dal reale. Arte che trova una incredibile rielaborazione personale in geni come Michelangelo, Bosch, Van Gogh. Che diventa essa stessa ‘espressione’: secondo la definizione di Edschmid “L’artista espressionista trasfigura il suo ambiente. Non vede: guarda; non racconta: vive; non riproduce: ri-crea…” Ma diventa anche ‘impressione’, o trasposizione di un sogno, come in Dalì. O si trasforma in “meta-fisica” (ad esempio in De Chirico), diventa “sur-reale” (come in Magritte), o primitiva, infantile, casuale, folle; realizza una frantumazione della natura, ad esempio in Picasso o Boccioni.
L’arte può esprimere anche l’irrazionalità, l’indecifrabilità della realtà umana, rifacendosi all’inconscio psicoanalitico.
Ancora, l’arte può essere didascalica, cioè trasmettere idee, contenuti, ideologie, indurre comportamenti: ne sono esempi l’arte sacra, specie quella cristiana, con i suoi simboli architettonici e i cicli di mosaici, pitture, sculture che spiegavano il sacro a chi in secoli passati non aveva altri mezzi per studiare o apprendere i contenuti della propria fede. Ma ‘istruttiva’ è anche l’arte promossa dai regimi politici per educare le masse. E a suo modo è istruttiva (nel senso che vuole insegnare e condizionare cosa comprare) è la grafica pubblicitaria che inonda il vostro mondo attuale.
Infine l’arte può avere una finalità primariamente utilitaria, in quanto ha come scopo l’uso pratico di ciò che si crea, prima ancora della sua componente estetica: esempio tipico l’architettura di chiese, palazzi, castelli, ponti.
Mi rendo conto che si tratta di categorie artificiose e sfumate l’una nell’altra. Per esempio, le chiese servono a raccogliere i fedeli in preghiera, ma con le forme dell’arte servono anche a indicare simbolicamente la strada verso la divinità.
E in musica, che dire della distinzione tra ‘classica’ e ‘leggera’: dove si colloca il jazz? E autori come i Beatles o Gershwin? La classificazione passa attraverso la distinzione fra armonia o contrasto? Fra melodia o ritmo?
Non ci fosse abbastanza materiale per confondersi, è arrivata l’arte contemporanea a sconvolgere gli schemi.
Ma siccome mi pare di essere stato già prolisso e forse noioso in questo mio rapporto, rimando ad un prossimo le riflessioni che possono essere fatte a partire proprio dalle manifestazioni artistiche contemporanee.
A presto!
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