COME OGNI ANNO, IL 20 NOVEMBRE SI È CELEBRATA LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA.  IN QUESTO GIORNO SI RICORDA LA DATA IN CUI L’ASSEMBLEA DELLE NAZIONI UNITE HA APPROVATO LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DEL BAMBINO.

Da essa, 31 anni fa e sempre un 20 novembre, derivò la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata da quasi duecento Stati tra cui l’Italia (non dagli Stati Uniti, non so perché).

Bambini ruandesi in orfanotrofio, Zaire
(Sebastião Salgado, 1994)

La convenzione prevede che i bambini abbiano diritto alla vita e allo sviluppo, e non siano discriminati per colore della pelle, razza, sesso, religione.  Devono essere protetti contro violenze e abusi di ogni tipo e non devono essere sfruttati sul lavoro o in altro modo.

Ogni legge e decisione giuridica deve sempre avere come scopo preminente l’interesse del bambino.

I bambini hanno diritto ad essere ascoltati in tutti i procedimenti che li riguardano in ambito giuridico. L’ascolto deve corrispondere al livello di età e maturità e alla capacità di comprensione, e le figure professionali addette all’ascolto devono essere qualificate e preparate.

Per un alieno come me queste prescrizioni possono apparire strane. Mi è difficile capire perché gli umani, dopo aver messo al mondo i piccoli possono trascurarli, sfruttarli, maltrattarli. Peggiorando così la loro specie che dovrebbero perpetuare e migliorare. Diversamente dalle specie animali che spesso si comportano meglio con i loro cuccioli.

Ma basta leggere le cronache per convincersi che le cose nel vostro mondo non vanno come le convenzioni prescrivono (anzi, le convenzioni le scrivono proprio per questo…).

Bambini rifugiati, Libano (Salgado, 1998)

Bambini muoiono in mare (spesso insieme agli adulti) durante disperate traversate per sfuggire alla guerra o alla fame.

Ancora oggi in certi paesi, come in passato avveniva anche in nazioni ‘civili’ come gli Stati Uniti, bambini di razza diversa dalla maggioranza sono esclusi dalle scuole e dai servizi sociali e sanitari.

Le leggi sul lavoro minorile anche dove esistono vengono facilmente e impunemente violate.

Violenze e abusi, anche sessuali, sono ogni giorno sulle cronache. I social diventano un mezzo per adescare minorenni e per aggredirli. Dilagano cybersex e cyberbullismo, e la pornografia trova in internet una via facile e poco controllabile.

Tanti bambini sono abbandonati (quando addirittura non uccisi dopo la nascita), maltrattati, abusati nelle famiglie stesse che dovrebbero proteggerli ed educarli.

Campo per immigrati, Hong Kong (Salgado, 1996)

In molte separazioni familiari i figli sono considerati oggetto di ripicche e vendette reciproche. Spesso i tribunali non li ascoltano con la scusa che “non possono capire” oppure che “sentirli può alterare il loro equilibrio”. Come se questo equilibrio non fosse già sconvolto dai conflitti familiari di cui sono testimoni impotenti.

Però il fatto stesso che le norme, fino al compimento dei 18 anni, li definiscano minori induce a pensare che manca loro qualcosa. Fa credere che sono in difetto di quel “di più” che comporta essere maggiorenni, adulti, quindi pienamente persone coi loro diritti oltre che doveri.

Sociologi e psicologi dicono che oltre le buone norme bisogna avere politiche sociali capaci di sensibilizzare le persone a comprendere i diritti dei bambini e a prendersi davvero cura di loro.

In quanto persone già al momento della nascita (e pure prima di essa) i piccoli meritano non incuria e maltrattamenti, ma attenzioni speciali per farli crescere forti e sereni. Specialmente quelli che vengono da contesti più disagiati, per evitare che crescano pieni di rabbia e desiderio di rivendicazione.

Girl selling dreams, Mindanao (Salgado 1999)

Scriveva Sebastião Salgado, l’autore delle foto qui riportate: “Il problema è che noi viviamo un una società dove tutti gli interessi sono al potere e al denaro. Così non abbiamo alcun interesse per i nostri bambini, e non pensiamo che quello che lasciamo ai bambini è importante

Spesso si dimentica che trascurare le nuove generazioni vuol dire perdere un’occasione importante: quella di avere in futuro adulti capaci di fermare e invertire la tendenza all’autodistruzione che nel vostro mondo sembra prevalere.

Come per le donne che si festeggiano l’8 marzo, anche per i bambini i cui diritti si ricordano il 20 novembre c’è ancora tanta strada da fare affinché le Convenzioni non restino sulla carta.  E affinché donne, bambini, malati psichici, emarginati, rifugiati, insomma tutte le categorie ‘deboli’ dell’umanità, non continuino a soffrire nonostante le leggi che dovrebbero proteggerle.