HO AVUTO MODO DI RIASCOLTARE UNA RECITA DI MACBETH, L’OPERA LIRICA VERDIANA RIPRESA DA SHAKESPEARE. FRA TANTI LIBRETTI D’OPERA SCONCLUSIONATI E IRREALISTICI QUESTO È MOLTO INTERESSANTE, PERCHÉ’ RIPRENDE A VOLTE QUASI LETTERALMENTE IL TESTO SHAKESPEARIANO.
NE CITO ALCUNI PASSI PER AVVIARE UNA RIFLESSIONE SUL POTERE, CHE È L’OGGETTO DELL’OPERA TEATRALE E MUSICALE, E CHE È DI PERENNE ATTUALITÀ NELLE VICENDE DEL VOSTRO MONDO.

Piena di misfatti è la via del potere” è una delle prime frasi pronunciate da Macbeth, che non si accontenta del potere che già ha, ne vuole sempre più, e non vuole farsi sfuggire l’occasione di diventare re, uccidendo per questo il legittimo sovrano, di cui pure riconosce le qualità e le virtù. La sua Lady, che avida di potere lo istiga e lo spinge a questo gesto, pensa inizialmente che potranno essere lavate le mani del sangue versato per ottenere la corona. Alla fine dovrà ricredersi e nella follia che le sconvolge la mente si chiederà “ma pulire queste mani mai saprò?

Intanto c’è chi soffre per un potere che, conquistato con il tradimento e la sopraffazione, con gli stessi mezzi deve essere mantenuto. Gli stessi cortigiani (vale a dire, i compartecipi del potere) ammettono che “uno speco di ladroni questa terra diventò” mentre il coro lamenta i misfatti e le tragedie cui è sottoposta la “patria oppressa” dalla tirannia del potere.

Alla fine, vedendosi perduto, Macbeth deve ammettere, in una delle battute più famose del testo shakespeariano, che “La vita non è che un’ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, per la sua ora, sulla scena e poi non se ne parla più.  È una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla”.

A ben pensarci, a cosa aspirano la maggior parte dei ‘potenti’ nel vostro mondo? sopraffare gli altri per conquistare autorità e prestigio per sé a scapito degli altri, ritenersi arbitri del bene e del male, agire da padroni della natura e della vita, usare tutti i mezzi per convincere gli altri a bisogni non necessari ma utili a chi li sfrutta, degradare l’umanità illudendola di procurarle benessere. 

Questo può procurare tanto “rumore e furia” come Shakespeare faceva dire all’ormai disilluso e sconfitto uomo di potere Macbeth, una agitazione e un pavoneggiarsi per qualche periodo sulla scena del mondo “e poi non se ne parla più” – o peggio, se ne parla per esecrarne la memoria. Difficile che una persona di potere sia amata e ricordata con affetto. Come dice il testo shakespeariano, per la persona di potere “quelli a cui comanda, si muovono solo per un ordine, mai per un sentimento di amore”. L’ordine passa e viene dimenticato, l’amore invece resterebbe.

Qual è allora il beneficio di cercare e ottenere questo tipo di potere?

Voglio il potere. Voglio uno scopo che riempia i miei giorni, voglio la vita con tutta la dolcezza di questo mondo.” Questa frase fu scritta nel 1939 dal nazista Von Salomon, ma potrebbe essere ripetuta dai tanti aspiranti al potere dei nostri giorni, magari ammantati di falsa democrazia e finto spirito di ‘servizio’.

Riempire i propri giorni col potere è tipico di chi non sa come occuparli in altro modo. Lo stesso desiderio di potere si trova a tutti i livelli di chi ha (o presume di avere) autorità sugli altri, ed impone agli altri il proprio volere – quale che esso sia – per prevenire di doverlo subire dagli altri. Opprimere per paura di essere oppressi è un destino condiviso non solo da tanti governanti, ma da direttori, funzionari, capi ufficio che sfogano sui malcapitati subordinati il loro desiderio di governare gli altri per evitare di governare se stessi…

La frase celebre di Totò che ironicamente divideva gli “uomini” e i “caporali” ha un fondo di verità. Chi si sente “caporale” nel senso di poter imporre regole a qualcuno, partecipa del potere di chi è a sua volta suo superiore, e della istituzione di cui è un anello, seppur piccolo. Perde così la caratterista di ‘umano’: diventa una macchina che rappresenta e concretizza il potere istituzionale.  E se non può avere questa piccola quota di potere ‘pubblico’ finisce con cercarlo nel privato, e diventa caporale con i familiari e con i figli… quante tragedie questo capolarato produce è sotto gli occhi di tutti.

Siamo uomini o caporali? (1955)

Euripide, grande contestatore del potere nella tragedia antica, nell’Ippolito ammoniva: “State certi: se i potenti cominciano a fare cose disoneste, la gente comune crederà che si possa fare lo stesso, e non sarà da meno!” Una corsa generale ad acquisire potere, e a difenderlo come unico mezzo per ‘valere qualcosa’…

Invece chi non è ‘caporale’ e non ha potere sugli altri, per affermare il proprio valore deve ricorrere alle proprie risorse interne. Deve cercarle dentro di sé, e realizzando le proprie capacità troverà la propria qualità di vita umana, magari nel proprio piccolo ma senza temere che qualcuno possa toglierla. Non dovrà ricorrere affannosamente alla ricerca di un piccolo o grande potere, che poi andrà difeso continuamente perdendo la possibilità di una vita serena. Come nel caso di Macbeth e della sua Lady, travolti dal loro stesso potere, e di tanti ‘capetti’ che appena pensionati ridiventano ‘nessuno’.

Jung esprimeva così il punto di vista dello psicologo: “il potere è tanto più ricercato quanto più si teme di perderlo. Ma a perdere potere si guadagna in serenità”.

Nel vostro mondo tanti uomini (e donne) che aspirano alla loro grande o piccola dose di potere, e che temono di perderlo perché ne hanno fatto l’unica ragione di vita, dovrebbero meditare questa frase…